mercoledì 6 marzo 2013

E un giorno ti svegli e sei il Gatto con gli Stivali

Squilli di trombe, rulli di tamburi, volendo anche colpi di clacson!

Quello di oggi è un giorno che rimarrà scolpito negli annali della storia, sono certa che in un futuro non molto lontano gli storici lo citeranno come esempio degli eventi mirabolanti che preannunciarono la fine del mondo così come lo si conosceva.
Quando ho letto la mail con cui mi proponevano di cantare, la mia prima, equilibratissima reazione è stata:


oddionopropriononpossononsonomicacapacecheansiaesemichiedonodifarequalcosaenoncapiscocosafaccio? 

Dopo aver ispirato-espirato varie volte di seguito, una volta ri-ossigenato il cervello, ho esaminato ogni singola sfaccettatura dell'incredibile e alla fine ho deciso di buttarmi (tanto se stoni mica ti mettono in galera, spostano semplicemente tutto nel cestino e…plof! Problema risolto). A far pendere l’ago della bilancia è stata la risposta affermativa del prode Farnedi a cui avevo chiesto di accompagnarmi per farmi da interprete italiano-musica. Praticamente andavo con la balia.

Per riassumere, oggi pomeriggio è previsto che io registri dei cori per un disco, ovvero, mi hanno chiesto di fare la corista. E il bello è che non è per un disco di Farnedi, che si potrebbe pensare che accetti di farmi cantare unicamente onde evitare di morire soffocato da un cuscino mentre dorme, la richiesta mi è arrivata da altri, oltretutto sconosciuti. La cosa ha effettivamente dell'incredibile.


 ***
Il fatidico giorno è arrivato e per ora senza troppi traumi; sto trascorrendo la mattinata comodamente seduta su una sedia nella sala di regia mentre Farnedi di sotto registra la voce per una canzone. Son due ore che lavorano e il mio cervello ormai ha abdicato, rifiutando anche solo di guardare tutti quei grafici sul computer, quindi la mente vaga e si distrae come può. Prima sono andata in bagno e ci ho trovato un gatto bianco e grigio acciambellato su un panchetto, il quale mi ha squadrato con tutta la disapprovazione del padrone di casa di fronte a un ospite indesiderato.

Ammetto di essermi trovata un po' in difficoltà, io questa cosa dell'andare in bagno in compagnia proprio non la capisco, era così anche alle superiori, mi ricordo che c'erano tipe che andavano in bagno insieme, intendo proprio dentro al bagno, una sulla tazza e l'altra a chiacchierare del più e del meno, son quelle cose inspiegabili su cui mi arrovello da una vita: è davvero così urgente che non puoi aspettare e parlarne un minuto dopo quando lei esce dal bagno? Poi a me il pensiero di avere qualcuno che mi fissa mentre sono in bagno, zac, si blocca tutto per sempre. Quindi nella mia posizione si trattava di capire se il meccanismo sarebbe scattato anche con lo sguardo felino. E' inutile negarlo, sono stati momenti difficili, mi domandavo: cosa faccio se il gatto m'inibisce? Lo costringo a uscire dal bagno? E se non vuole? Il gigino ha una certa stazza, se gli gira mi massacra! E poi che figura ci faccio se mi metto a fare a botte col gatto a casa di persone appena conosciute?

Col senno di poi, tutti questi interrogativi erano superflui, alla fine ho tentato e tutto è filato liscio, a parte la leggera inquietudine data dal felino sconosciuto che ti fissa restando assolutamente immobile, con quegli occhi da gatto che sembra ti facciano una radiografia.
Dopo pranzo sono andata nella stanza dove si registrava (ovviamente con la farnediana balia al seguito) e devo dire che è stato molto meno drammatico di quanto temessi; prima di tutto in sala regia i due musici ascoltavano la canzone in questione e decidevano quali cori fare, dopodiché Farnedi me li faceva sentire e io, come Portobello, li ripetevo. Essendo poi che, quando andavamo nella sala di registrazione, Matteo dalla regia poteva sentirci ma non vederci, io e Farnedi ci lanciavamo minacce, maledizioni e quant'altro ma tutto rigorosamente in silenzio, onde mantenere un minimo di dignità e non fare la figura dei bambini delle elementari che si tirano le gomme.


Non aggiungo altro, se non che sono tornata a casa stanca ma con un sorriso stampato in faccia che non voleva proprio saperne di sparire. 
Che dire: un piccolo passo per l'umanità, una falcata da Gatto con gli Stivali per la sottoscritta.





P.S. Rileggendo mi rendo conto che, per paturnie mie, non ho menzionato il disco in questione che è Come è profondo il levare, omaggio a Come è profondo il mare di Lucio Dalla. Un grazie a Matteo Romagnoli e alla Garrincha Dischi.
P.P.S. Questo articolo è stato scritto per la rubrica L'Angolo dell'Estrema Riluttanza su Stonehand Ex Press



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